Da Google nuovo strumento per la privacy che trova i dati personali, e li nasconde

Il panorama digitale è vasto, e in costante evoluzione. Ma nonostante i numerosi vantaggi del digitale esistono anche rischi legati alla privacy dei propri dati personali. Chi non ha mai provato a cercare il proprio nome, l’indirizzo o il numero di telefono su Google?
Chi lo ha fatto sa bene quante informazioni personali possono emergere dai risultati di ricerca. Informazioni che magari non si vorrebbero rendere pubbliche, e Google, che detiene circa l’83% del mercato delle ricerche, ha sviluppato una funzione per aiutare gli utenti a scovare e proteggere le proprie informazioni private pubblicate sul web. 

Una funzione utile a combattere il doxxing

La funzione di Google offre uno strumento per gestire e controllare la visibilità delle proprie informazioni. In sostanza, si tratta di un nuovo strumento per la privacy che scansiona la presenza dei nostri dati sensibili pubblicati sul web.

Questa funzione ricerca attivamente dettagli specifici dell’utente, come numeri di telefono, indirizzi e-mail e indirizzi di casa.
Quando tali dati vengono identificati, Google avvisa l’utente permettendogli di prendere le misure necessarie per proteggere tali informazioni dalla visibilità pubblica.
Tutto questo rappresenta un passo nella direzione giusta, ovvero quella di proteggere la privacy degli utenti e combattere il cosiddetto doxxing, la pratica di cercare e diffondere online informazioni private.

I dati non vengono eliminati, ma non appaiano nei risultati di ricerca

Sfruttando questa funzione gli utenti possono quindi godere dei vantaggi dell’era digitale, mantenendo al contempo un certo grado di privacy e sicurezza. 
È fondamentale sottolineare che questa funzione di Google non elimina i dati personali dal web. Ciò che fa è impedire che queste informazioni appaiano nei risultati di ricerca di Google, rendendo notevolmente più difficile per chiunque trovarli.
La distinzione è cruciale: i dati restano online, ma la loro visibilità e accessibilità sono fortemente ridotte.

Alert e notifiche avvisano quando compaiono nuove informazioni “su di te”

Tramite una semplice opzione sulla pagina del proprio account Google, dove si possono controllare tutte le volte in cui un’informazione personale compare fra i risultati di ricerca, il motore di ricerca avvisa se le proprie informazioni personali sono state trovate, oppure invia una notifica da un alert quando compare un nuovo risultato.
La scelta di rimuoverle o meno resta appannaggio dell’utente, riporta Adnkronos. Se si desidera apportare modifiche in futuro è sempre possibile tornare alla pagina ‘Risultati su di te’ (Results about you) e fare le modifiche necessarie. 
Attualmente la funzione è disponibile solo negli USA, ma dovrebbe arrivare presto anche in Italia.

Intelligenza Artificiale: opinione pubblica divisa fra timori ed entusiasmo

Quali sono le percezioni, le aspettative, e l’impatto sul lavoro e la vita quotidiana riguardo l’Intelligenza artificiale? Risponde la nuova indagine globale di Ipsos sull’evoluzione delle percezioni e delle aspettative in merito all’AI. L’indagine, condotta in 31 Paesi, rivela sia entusiasmo sia timore per il potenziale impatto dell’AI sui vari aspetti della vita. La maggioranza delle persone si aspetta che i prodotti e i servizi basati sull’AI cambino profondamente la loro vita quotidiana nei prossimi anni. Se da un lato c’è ottimismo per quanto riguarda la gestione del tempo e le opzioni di intrattenimento, dall’altro c’è anche una diffusa preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere sull’occupazione.

Entusiasti, ma anche nervosi

In Italia il 53% degli intervistati dichiara di avere una buona conoscenza di cosa si intenda per Intelligenza artificiale, e il 50% conosce quale tipologia di prodotti e servizi la sfruttano. A livello globale, invece, sono due terzi degli intervistati (67%) ad affermare di averne una buona conoscenza, ma soltanto la metà (51%) dichiara di sapere quali prodotti e servizi la utilizzano. Inoltre, il 54% concorda sul fatto che i servizi basati sull’AI presentino più svantaggi che svantaggi e la medesima quota ne è entusiasta. Tuttavia, il 52% dichiara di essere nervoso pensando ai prodotti e i servizi basati sull’AI. In Italia i dati sono in linea con la media internazionale.

Tra fiducia e preoccupazione

La fiducia nell’AI è generalmente più alta nei mercati emergenti e tra gli under40, rispetto ai Paesi ad alto reddito e a Generazione X e Boomers.
Anche in questo caso, i dati italiani sono in linea con la media internazionale.
In linea con la media internazionale, il 44% degli italiani ritiene che i prodotti e i servizi che utilizzano l’Intelligenza Artificiale abbiano profondamente cambiato la propria vita negli ultimi anni.
Allo stesso modo, il 63% degli italiani si aspetta che l’AI cambierà significativamente la propria vita nei prossimi anni. Tra i lavoratori globali, in media, il 57% si aspetta che l’AI cambi il modo in cui svolgono il loro attuale lavoro e il 36% che lo sostituisca del tutto. Percentuali più alte nel Sud-Est asiatico (e più basse nel Nord Europa con differenze fino a 50 punti), tra i più giovani e i decision maker.

Italiani più scettici

A livello globale, poco più della metà degli intervistati prevede che l’aumento dell’uso dell’AI nei prossimi tre-cinque anni darà loro più tempo (54%) oppure migliorerà le opzioni di intrattenimento (51%). Il 39% ritiene che l’aumento dell’uso dell’AI migliorerà la propria salute, il proprio lavoro (37%), l’economia del proprio Paese (34%) e in generale il mercato del lavoro (32%).
In Italia si registra un maggior scettiscismo. In particolare, meno della metà delle persone intervistate ritiene che darà loro più tempo (48%), migliorerà le opzioni di intrattenimento (45%), la propria salute (37%), il proprio lavoro (32%), il mercato del lavoro (30%) e l’economia del proprio Paese (29%).

L’AI di Google sbarca in 180 Paesi e 40 lingue

Google continua a competere con Microsoft nella sfida dell’AI, e si appresta a rendere disponibile gratuitamente Bard, il suo strumento di Intelligenza artificiale, in 180 Paesi. All’inizio solo in inglese, giapponese e coreano, e successivamente nelle 40 principali lingue del mondo. Gli utenti potranno esportare le risposte ottenute da Bard su Gmail e Google Docs, e proprio come farà Microsoft, anche il chatbot di Google fornirà risposte multimodali, ovvero non risponderà solo con un testo, ma anche con immagini.
Del resto, Sundar Pichai, ceo di Google e Alphabet, durante la presentazione del Google I/O 2023, l’evento annuale degli sviluppatori di Google, ha dichiarato di voler “rendere l’Intelligenza artificiale uno strumento utile per tutti”.

Magic Editor: la rivoluzione nelle foto

Il chatbot di Google funziona in due modi: da un lato incorporerà immagini nelle risposte, e dall’altro saranno gli utenti stessi a poter porre a Bard domande con foto. Ma anche Magic Editor, il nuovo editor di Google è alimentato dall’AI, e trasforma le immagini senza strumenti professionali.
Un esempio mostrato al Google I/O 2023 è quello di una foto con una persona davanti a una cascata: Magic Editor permette di spostare il soggetto, cancellare la tracolla di una borsa e rendere il cielo meno nuvoloso. Un altro esempio? Magic Editor è in grado di spostare l’immagine di un bambino seduto su una panchina, generando una ‘nuova’ parte della panchina e i palloncini tenuti in mano dal bambino. Alcuni telefoni Pixel avranno accesso anticipato a Magic Editor entro la fine dell’anno.

PaLM 2: un nuovo modello linguistico

Un’altra novità è PaLM 2, il nuovo modello linguistico (LLM) di Google alla base di Bard e di 25 prodotti dell’azienda. PaLM 2 include più di 100 lingue, ed è stato addestrato su 20 linguaggi di programmazione. Non solo è in grado di eseguire traduzioni letterali, ma anche di comprendere e tradurre modi di dire, poesie e indovinelli. L’aggiornamento migliorerà le capacità matematiche, logiche e di ragionamento, nonché di programmazione, di Bard. L’ampio set di dati di PaLM 2 include articoli scientifici e pagine Web contenenti espressioni matematiche. Il ramo sanitario di PaLM 2, Med-PaLM 2, raggiunge risultati all’avanguardia nella competenza medica, e può rispondere a domande sulla medicina a un livello pari a quello di un medico esperto.

Maps diventa immersivo e arriva Pixel Fold

Ora Maps reinventa il modo di muoversi, riporta Agi. Con le funzionalità di ricerca di Live View e Immersive View supera il concetto di navigatore e rende l’esperienza più visiva.  Immersive View utilizza la computer vision e l’AI per fondere insieme miliardi di Street View e immagini aeree creando il più ricco modello digitale del mondo. Sarà possibile ottenere indicazioni stradali visualizzando in anteprima piste ciclabili, marciapiedi, incroci e parcheggi lungo il percorso.
Ma la Conferenza degli sviluppatori è stata anche l’occasione per presentare il nuovo smartphone pieghevole Pixel Fold. Che quando è aperto può essere utilizzato come tablet e quando è piegato come un telefono. 

5G: saranno 6 miliardi gli abbonati entro il 2027 

A trainare il boom del 5G sono due elementi principali: il primo è la disponibilità di più smartphone compatibili con lo standard, anche nella fascia media di prezzo, il secondo riguarda la maggiore concorrenza tra gli operatori, che ha permesso di abbassare gli abbonamenti per gli utenti. Secondo il rapporto dell’agenzia di analisi Omdia per il 5G le cifre sono al rialzo, e raccontano di uno scenario che entro il 2027 vedrà quasi 6 miliardi di abbonati: alla fine del 2022 erano 1,5 miliardi.
In particolare, riporta Ansa, nel 2022 sono state aggiunte 455 milioni di nuove connessioni 5G in tutto il mondo (pari al 14% di crescita trimestrale sequenziale), passate dai 922 milioni nel terzo trimestre agli 1,05 miliardi nel quarto. Sono numeri che confermano le stime di Ericsson, che mostrano un settore in forte ripresa, tanto da aggiungere quasi 140 milioni di abbonamenti ogni tre mesi. 

Italia all’undicesimo posto per velocità delle reti di ultima generazione

Secondo Ericsson alla fine del 2022 il traffico dati mobile globale totale ha raggiunto 118 exabyte al mese, e si prevede che quadruplicherà per raggiungere i 325 exabyte alla fine del 2028. Se il Nord America è leader nella diffusione delle connessioni wireless 5G, con un totale di 119 milioni di connessioni, stando a una ricerca dell’agenzia indipendente OpenSignal, in Europa l’Italia si piazza all’undicesimo posto per velocità di reti 5G, con una media di 107.3 Mbps in download.

Aspettative molto elevate in merito alle prestazioni

A quanto inoltre emerge dallo studio 5G: The Next Wave almeno il 25% degli utenti italiani di smartphone vuole sottoscrivere un abbonamento 5G entro il prossimo anno. Il 40% già oggi possiede un dispositivo con capacità 5G, ma non ha ancora effettuato l’upgrade a un abbonamento, mentre il 5% naviga in 5G pur avendo uno smartphone 4G. E l’83% degli attuali utenti 5G nonostante l’aumento dei costi non è disposto a tornare al 4G. In ogni caso, la prossima ondata di utenti ha aspettative molto elevate in merito alle prestazioni del 5G, in particolare, sulla copertura di rete, mentre gli early adopter si preoccupano più dei servizi innovativi abilitati dal 5G.

Copertura e servizi: i nuovi parametri di soddisfazione

La percezione della disponibilità del 5G, riporta key4biz.it, sta emergendo come il nuovo parametro di soddisfazione dei consumatori. Ai fini della percezione degli utenti, copertura geografica, copertura indoor/outdoor e presenza di hot-spot, sono più importanti rispetto alla copertura della popolazione.
Infatti, nonostante in Italia il 96% della popolazione sia coperto da 5G, solo il 25% degli utenti 5G percepisce di essere connesso al 5G per più del 50% del tempo. Tra questi, il 75% si dichiara soddisfatto della rete di quinta generazione. Inoltre, in Italia, nel 2022 il numero di utenti 5G che usufruisce di più di tre servizi digitali è 1,5 volte superiore rispetto al 2020.

AI: i robot impareranno ad affrontare situazioni impreviste

Sviluppare robot intelligenti con avanzate capacità di apprendimento: è questo l’obiettivo IntelliMan, nuovo progetto di ricerca Horizon Europe finanziato con 4,5 milioni di euro, e coordinato dall’Università di Bologna con il coinvolgimento di tredici partner proveniente da sei paesi europei.
Germania, Italia, Spagna, Svizzera, Slovenia e Regno Unito saranno quindi uniti da una visione comune, quella di sviluppare sistemi robotici avanzati guidati dall’Intelligenza Artificiale, in grado di apprendere le abilità necessarie per interagire con le persone, gli oggetti e l’ambiente circostante adattandosi alle situazioni. Una sfida che punta a realizzare sistemi in grado di ‘dare una mano’ negli ospedali, le strutture di assistenza per anziani, le fabbriche, i ristoranti, nel settore dei servizi, ma anche nella vita domestica delle singole famiglie.

La protesica al servizio della produzione industriale

“Vogliamo concentrarci sullo sviluppo di robot in grado di imparare in modo mirato, efficiente ed efficace, garantendo al tempo stesso elevati standard di sicurezza”, spiega Gianluca Palli del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione ‘Guglielmo Marconi’ (DEI) dell’Università di Bologna e coordinatore del progetto. Oltre a coordinare e monitorare l’integrazione delle tecnologie nel complesso delle attività del progetto, l’Università di Bologna sfrutterà le sue competenze in robotica e AI per sviluppare soluzioni innovative nel campo della protesica, in collaborazione con il Centro Protesi INAIL. E insieme a Elvez si occuperà di sistemi di manipolazione per la produzione industriale.

Sviluppare nuove abilità e interagire con gli oggetti

“Manipolatori robotici e mani robotiche in grado di interagire con l’ambiente circostante sono a un passo dall’essere realtà, ma la questione chiave è capire come questi sistemi possano essere in grado di sviluppare nuove abilità e interagire con gli oggetti indipendentemente dalla loro composizione, dimensione e forma – continua Palli -. Confrontandosi con le persone e con l’ambiente questi sistemi dovranno acquisire nuove conoscenze, cioè essere in grado di fare fronte a compiti imprevisti che non sono stati pre-programmati”. Roberto Meattini, membro del gruppo di ricercatori del DEI dell’Università di Bologna coinvolti nel progetto IntelliMan, aggiunge: “La prossima generazione di sistemi di manipolazione robotica dovrà poter operare sia in maniera autonoma sia in cooperazione con utilizzatori umani, grazie a interfacce uomo-robot di tipo avanzato”.

Un’attenzione particolare per i requisiti di sicurezza

I campi di applicazione possibili sono svariati, dalla produzione industriale alla logistica, dalla robotica di servizio ai dispositivi indossabili, come esoscheletri e protesi, riferisce Askanews. Gli studiosi si concentreranno sui problemi di manipolazione e posizionamento di oggetti deformabili, che possono coinvolgere le protesi dell’arto superiore nelle attività quotidiane in cucina, nelle operazioni di cablaggio dell’industria automobilistica e nella movimentazione di alimenti freschi per la logistica dei supermercati. Con un’attenzione particolare per i requisiti di sicurezza da adottare e per le migliori strategie che permettano di garantire un ‘rapporto di fiducia’ tra umani e robot.

Come e dove si acquistano i dispositivi Smart Home?

Gli italiani hanno dimostrato una vera e propria passione per la Smart Home, tanto che il mercato è cresciuto in un anno di ben il 18%, fino a toccare il valore di 770 milioni di euro. Lo rivela la ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, che evidenzia anche quali sono le tipologie di prodotti preferiti. Al primo posto si collocano le soluzioni legate al risparmio energetico, quali caldaie, termostati, valvole termostatiche e condizionatori connessi. Al secondo ci sono le soluzioni per la sicurezza, come videocamere e sensori per porte e finestre, mentre al terzo la grande famiglia di elettrodomestici smart e al quarto gli speaker.  E’ anche interessante scoprire quali siano i canali di vendita per questi specifici prodotti e come i consumatori li utilizzino.

I canali di vendita più utilizzati

Il 2022 segna una forte crescita di tutti i canali di vendita, specialmente della filiera tradizionale (345 milioni di euro, 45% del mercato, +40% rispetto al 2021) e degli eRetailer (260 milioni di euro, 34% del mercato), in forte ripresa, anche se ad un tasso più contenuto rispetto al 2021 (+15% contro il +25% del 2021). Seguono al terzo posto i retailer multicanale (130 milioni di euro, 17%), con tassi di crescita molto più contenuti (+4%). Rimangono limitate le vendite di utility, assicurazioni e telco, anche se per le prime è stato un anno di forte rilancio delle offerte per la Smart Home, facendo leva sul tema del risparmio energetico.

Come i consumatori utilizzano i dispositivi Smart

La maggior parte dei consumatori italiani con oggetti connessi in casa utilizza frequentemente le funzionalità smart (63%, +2% rispetto al 2021). L’App è la principale interfaccia (72%) e cresce il numero di consumatori in grado di attivare in autonomia le App associate agli oggetti smart (78% dei rispondenti, +24% rispetto). La gestione della Smart Home rimane ancora un’esperienza abbastanza frammentata per l’utente, ma si notano dei miglioramenti: il 34% utilizza un’unica App per gestire più dispositivi (+11% rispetto al 2021), nella maggior parte dei casi dello stesso brand (22%, +6%), ma in alcuni anche di brand differenti (12%, +5%). E per il futuro? La maggior parte dei consumatori vorrebbe una completa integrazione e comunicazione tra i dispositivi smart installati, in grado di attivarsi e impostare scenari in autonomia (36% dei rispondenti). 

Le abitudini tech degli italiani: meno device e poco informati su 5G

A quanto emerge dalla Digital Consumer Trends Survey 2022 di Deloitte, nel 2022 la percentuale di italiani che hanno avuto accesso ai dispositivi digitali è rimasta stabile. Quanto al 5G, se il trend di diffusione è in crescita resta la difficoltà a comprenderne l’effettiva portata. Tra i dispositivi più diffusi, gli smartphone, posseduti dal 94% degli italiani, e i computer portatili (83%). Seguono, con un certo distacco, tablet e pc desktop, dispositivi e-Reader e console da gioco portatili. Ancora ‘di nicchia’, i visori di realtà virtuale (8%), e i fitness band, mentre gli smartwatch sono l’unica voce in significativa crescita (più del 30%).

Cresce l’attenzione alla durata media dei dispositivi

Emerge la crescente attenzione alla durata media dei dispositivi, che porta ad allungarne il ciclo di vita e a ridurre gli impatti derivanti dalla produzione e distribuzione. Così, se da un lato un consumatore su due ritiene che le aziende dovrebbero esplicitare l’impronta ecologica dei dispositivi commercializzati, solo il 23% pensa che le aziende siano trasparenti relativamente al proprio impatto ambientale. E solo un consumatore su tre è disposto a pagare un prezzo maggiore per acquistare uno smartphone più sostenibile. Inoltre, gli italiani continuano a preferire uno smartphone nuovo, perché il tema della durata e della vita media di un dispositivo è tra le caratteristiche che guidano nella scelta di acquisto.

Internet: connettività fissa o rete mobile?

Tra gli italiani solo il 3% non ha accesso a internet a casa, mentre il 69% si appoggia a un fornitore di connettività fissa a banda larga tramite Wi-Fi. La restante parte si affida soprattutto a un provider di rete internet mobile. Tra chi ha scelto di avvalersi del servizio internet di un provider di rete fissa broadband, uno su tre dichiara che questo non fa parte di un pacchetto con altri servizi. Chi invece ha scelto di sottoscrivere un pacchetto, integra soprattutto la linea telefonica fissa, aderendo ancora a un modello ‘tradizionale’ di offerta di servizi di telecomunicazione. Meno frequente è l’associazione del servizio a banda larga con una connessione mobile (6%), così come ancora poco adottati i pacchetti che associano la connettività domestica ad abbonamenti come, ad esempio, servizi streaming e TV.

Solo il 9% utilizza con regolarità il 5G

Oggi sono ancora pochi gli italiani che utilizzano con regolarità il 5G: solo il 9% di chi possiede un telefono o uno smartphone.
Tra chi utilizza il 5G, riporta Adnkronos, il 38% non sa spiegare la differenza con il 4G (45% tra i giovanissimi), e tra chi possiede uno smartphone, il 44% non sa abbastanza sul tema. In alcuni casi, anche la copertura può rendere difficile l’effettiva fruizione del potenziale del 5G. E non mancano gli scettici. Tra chi possiede uno smartphone o un telefono, uno su cinque non ha un dispositivo che supporta il 5G e non è interessato ad averlo. Mentre il 15%, pur avendo un dispositivo che lo supporta, non ha acquistato un piano dati che lo include.

Ransomware: previsti danni per oltre 30 miliardi di dollari entro il 2023

La cyber protection sarà sempre più importante per le aziende e le organizzazioni di tutto il mondo, anche perchè le minacce sono in costante aumento e soprattutto di alta sofisticazione. A fornire una panoramica sulla situazione arriva l’analisi di Acronis, globale nella Cyber Protection che ha pubblicato l’edizione del primo semestre del report sulle minacce digitali che offre dettagli sui trend delle minacce digitali monitorate dagli esperti dell’azienda. Dalla ricerca emerge che il ransomware è ancora la minaccia primaria per le aziende di grandi e medie dimensioni e per gli enti istituzionali; i risultati individuano nell’eccessiva complessità dell’IT e delle infrastrutture la causa dell’aumento degli attacchi. Quasi la metà di tutte le violazioni segnalate nella prima metà del 2022 fa riferimento al furto delle credenziali, la prima fase delle campagne di phishing e ransomware. I risultati della ricerca sottolineano la necessità di un approccio olistico alla cyber security.

Phishing e altre forme di e-mail dannose 

Per rubare le credenziali o altri dati sensibili agli ignari utenti, i criminali informatici prediligono il phishing e altre forme di e-mail dannose come vettori di infezione. Quasi l’1% di tutte le e-mail contiene link o file dannosi; più di un quarto (26,5%) di tutte le e-mail ha raggiunto le cartelle di posta in arrivo degli utenti senza essere bloccato da Microsoft 365; le e-mail infette sono state quindi rimosse dalle funzionalità di sicurezza e-mail di Acronis. La ricerca rivela che i criminali si avvalgono anche del malware e delle vulnerabilità software non risolte per sottrarre i dati e tenere “in ostaggio” le organizzazioni. Il panorama delle minacce alla sicurezza informatica è ulteriormente complicato dal diffondersi di attacchi che sfruttano vie di accesso non convenzionali, come le criptovalute e i sistemi finanziari decentralizzati, che sono oggi la nuova priorità dei gruppi di hacker. Le violazioni perpetrate tramite queste nuove vie hanno causato perdite per miliardi di dollari, con terabyte di dati esposti. In base alle previsioni, i danni entro il 2023 potrebbero raggiungere i 30 miliardi di dollari.

I “furti” legati alle criptovalute

Un numero sempre più alto di criminali si dedica alle criptovalute e alle piattaforme finanziarie decentralizzate. Sfruttando i difetti nei contratti smart o appropriandosi di frasi e password per il ripristino dei dati tramite malware o tentativi di phishing, gli hacker si insinuano nei portafogli e nei sistemi di scambio delle criptovalute. A partire dal 2012, gli attacchi informatici hanno causato perdite per oltre 60 miliardi di dollari in valute DeFi. Di questi, ben 44 milioni di dollari sono svaniti solo negli ultimi 12 mesi.

I vantaggi della digitalizzazione per la gestione delle risorse umane

Come ogni campo dell’Impresa 4.0, anche il settore HR ha ricavato consistenti benefici dalla digitalizzazione. Tuttavia è comprensibile che non tutte le aziende abbiano recepito le novità più consistenti che l’intelligenza artificiale mette a disposizione della gestione del personale. TeamSystem, un gruppo italiano impegnato nel fornire soluzioni digitali ad aziende, liberi professionisti e associazioni, ha lanciato una guida sulla digitalizzazione nella gestione delle risorse umane, in modo da fare chiarezza sugli aspetti più discussi all’interno del dibattito professionale. Il nuovo prodotto TeamSystem HR si propone di tenere costantemente aggiornati i dati e le schede lavoratore, ma anche migliorare tutti i processi di archiviazione delle competenze acquisite.

Lo strumento digitale crea un ‘contesto favorevole’

La guida redatta da Alessandra Venieri aiuta quindi tutti i destinatari B2B del prodotto a comprendere quali sono i vantaggi della digitalizzazione e quale potrebbe essere il ritorno economico per l’azienda. Il manuale parte infatti da una constatazione: il lungo e difficile periodo che il mondo del lavoro sta attraversando rischia di interferire con i processi di team building e di attaccamento al brand. Bisogna, a questo punto, creare condizioni favorevoli per superare le criticità. L’obiettivo più condiviso è attualmente quello di creare un team 4-D, diversificato, disperso, digitale e dinamico. In questo contesto rientra lo strumento digitale, che è un catalizzatore formidabile di questi processi. Nel linguaggio di settore è infatti definito ‘contesto favorevole’.

Cosa fare per agevolare i cambiamenti e valorizzare le individualità?

Il primo passo da compiere è porre un’attenzione prolungata e duratura sul dipendente. L’ufficio delle risorse umane non dovrebbe semplicemente occuparsi delle selezioni, ma anche spingere i dipendenti verso il potenziamento delle loro conoscenze e competenze, soprattutto di quelle immediatamente spendibili sul mondo del lavoro. È il concetto di Learning Organization, che fra le altre cose, rivoluziona totalmente il concetto di formazione in azienda. Questa dovrebbe essere pratica prima che teorica, flessibile e sempre ancorata alla realtà. Lo scopo è quello di rendere appagato il collaboratore e garantire che le sue idee diano un reale contribuito al business aziendale. Questo particolare tipo di formazione permette non solo un maggior attaccamento alla vision aziendale, ma fornisce anche un plus nelle relazioni con l’esterno.

Formazione e mansioni: un legame indissolubile

Una delle disfunzioni maggiori nelle aziende italiane è la poca chiarezza sulle mansioni e la suddivisione degli incarichi. Solo a partire da una distribuzione chiara e inequivocabile è possibile impostare target, obiettivi e raccogliere dati utili alla vita dell’azienda. In base a questi ultimi, infatti, si dovrebbe calibrare l’offerta formativa per il dipendente, in modo che sia sempre mirata a colmare eventuali lacune o carenze.
Per rendere possibile tutto ciò è importante che l’ufficio HR diventi un hub per l’innovazione. Le risorse umane dovrebbero essere quindi affiancate da strumenti di business intelligence, in modo da posizionare l’azienda sui mercati in modo corretto ed efficace.

Internet, tutti sul web da smartphone e tablet

Tutti appassionatamente sul web, sempre e comunque. Tanto che con 44,3 milioni di utenti unici mensili in media nel 2021 la total digital audience ha raggiunto il 74,5% della popolazione dai 2 anni in su (+2,2% rispetto alla media del 2020). Lo riferiscono i nuovi dati Audiweb Database, prodotti con il sistema di rilevazione Audiweb 2021, riferiti a dicembre 2021.

Smartphone e tablet i device più utilizzati

La fruizione da Mobile (Smartphone e/o Tablet) ha raggiunto un livello di concentrazione dell’89,8% della popolazione di 18-74 anni, con 39,1 milioni di individui che si sono collegati mensilmente in media nel 2021 da questi device. Rispetto al 2020 la fruizione di internet nel giorno medio ha registrato un incremento dell’8,2%, con un uso nel quotidiano ancora in crescita tramite Mobile che raggiunge il 77,5% della popolazione tra i 18 e i 74 anni (+12,8%) e di quasi il 90% nel mese medio. Nel 2021 l’andamento dell’audience online nel giorno medio tra i diversi mesi dell’anno riprende la forma a cui eravamo abituati, dopo l’anno dell’esplosione della pandemia Covid 19 in cui l’andamento era stato completamente stravolto. Ritroviamo, infatti, lievi cali nella frequenza di fruizione in corrispondenza dei mesi estivi o di intervalli legati a particolari festività e picchi di audience nei momenti di ritorno alla normalità, ad esempio dopo le vacanze estive o in periodi con eventi di particolare rilievo.

Le cinque categorie di siti e app giù frequentate on line

Interessante è anche scoprire quali siano le prime cinque categorie di siti e applicazioni mobile più visitate nel 2021. Tra questi, infatti, i più visitati in media mensilmente nel 2021 troviamo le categorie che raggruppano i motori di ricerca (Search) con 41,5 milioni utenti unici mensili, i servizi e strumenti online (Internet Tools / Web Services) con 39,6 milioni di utenti unici in media, le piattaforme e siti di video e cinema (Video / Movies) con 38,8 milioni di utenti unici, i portali generalisti (General Interest Portals & Communities) con 38,6 milioni di utenti, i Social Network (Member Communities) con 38,5 milioni di utenti, le testate di informazione online (Current Events & Global News) con 38,1 milioni di utenti. Presentano elevati valori di audience media mensile anche le categorie che raggruppano i siti e le piattaforme di e-commerce di largo consumo (Mass Merchandiser) con 32,2 milioni di utenti unici in media nel 2021, i siti governativi (Government) con 30,1 milioni di utenti e i siti dedicati alla salute e al benessere (Health, Fitness & Nutrition) con 29,9 milioni di utenti.