Fase 2, puntare sull’occupazione femminile per uscire dalla crisi

Nei settori della sanità e dell’istruzione le donne sono il 72,4% dei lavoratori occupati, e nei servizi destinati alla persona sono il 69,1%. Insomma, nei settori chiave del nuovo sociale le donne sono la maggioranza, circa 3,8 milioni rispetto a 1,5 milioni di uomini. È quanto emerge dai dati Eurostat elaborati da Rur, Rete Urbana delle rappresentanza, nella ricerca Le energie femminili indispensabili per ripartire. Secondo lo studio per ripensare ai cambiamenti strutturali necessari a ridare slancio alla nostra economia un ruolo decisivo dovrà essere ricoperto dal sostegno all’occupazione, soprattutto all’imprenditorialità femminile.

“La questione femminile è il motore più importante per il cambiamento”

“Se effettivamente volessimo elaborare strategie d’innovazione a seguito della più importante crisi globale dopo la Seconda Guerra Mondiale la questione femminile dovrebbe costituire il motore più importante per il cambiamento – commenta il presidente della Rur Giuseppe Roma -. Fra i grandi Paesi europei, infatti, il nostro mercato del lavoro include la quota più bassa di donne occupate, pari al 42,5% del totale, a fronte di una media europea del 46%, e valori ancora più elevati di Francia (48,3%) e Germania (46,7%)”.

Per colmare il divario con l’Europa nell’occupazione femminile, riporta l’Ansa, sarebbero necessari 1.617.000 nuovi posti di lavoro destinati alle donne, mentre se si volesse dimezzare il divario servirebbero 250.000 nuove occupate l’anno per il prossimo triennio.

“Un divario talmente pronunciato da indicare un’assoluta priorità”

Già all’avvio del lockdown a febbraio 2020 il divario fra i tassi di occupazione era molto rilevante: 50% quello femminile e 68% maschile, riferisce OrizzonteScuola. Inoltre, la distribuzione regionale offre un ulteriore elemento per pensare alle strategie d’uscita dalla crisi. Ad esempio, tra il tasso d’occupazione femminile della Provincia Autonoma di Bolzano (67,9%) e della Sicilia (29,8%) il divario è talmente pronunciato da indicare “un’assoluta priorità che la politica non può permettersi di ignorare – aggiunge Roma – se vuole dare alla Fase 2 un’impronta di innovazione e non di semplice assistenzialismo”. Per questo motivo è necessario un intervento per incentivare l’occupazione e l’imprenditorialità femminile soprattutto nel Mezzogiorno.

“Senza donne continueremo nella pluridecennale traiettoria di stagnazione”

“Se davvero ci sarà un A.C. (Ante Covid) e un D.C. (Dopo Covid) dovremmo immaginare un futuro sostenuto da un’economia maggiormente profilata sui bisogni di un nuovo sociale – sottolinea ancora Roma – in cui conterà la salute, il sapere, lo smart working, la cultura, ambiti dove offrono un contributo decisivo le donne”. Accrescere la partecipazione femminile al lavoro è cruciale, ma intervenendo sui servizi e “non solo sui bonus, sulla flessibilità d’orario e sul lavoro a distanza – puntualizza il presidente della Rur -. Senza donne continueremo nella pluridecennale traiettoria di stagnazione”.